Chi dice che non è vero che siamo obbligati ad essere felici

Mario Venuti – Fortuna (1998)

La carriera di Mario Venuti comincia proprio nella sua terra, la Sicilia, dove comincia a suonare in qualche cover band durante i tempi della scuola. Nel 1982 comincia la sua avventura fra le fila dei Denovo, la band con cui le cose cominceranno a farsi sul serio. Dopo 4 album e centinaia di concerti, Mario decide di continuare la sua carriera da solista: il grande successo arriverà nel 1996, quando scrive Amore di plastica per Carmen Consoli, che prenderà parte a Sanremo Giovani proprio quell’anno. Sempre nel ’96 esce Microclima, il secondo disco della sua carriera solista, che riscuoterà un ottimo riscontro da pubblico e critica.

Mai come ieri è il terzo album da solista di Mario Venuti, pubblicato nel 1998. Il disco si presenta come un duplice lavoro. Si apre con 5 inediti, tra i quali l’omonimo brano d’apertura Mai come ieri cantato insieme a Carmen Consoli che lo porterà all’attenzione del grande pubblico, riscuotendo un notevole successo. Il secondo singolo estratto dall’album sarà Sto per fare un sogno. La seconda parte del disco contiene una selezione dei brani più noti dello stesso Venuti, riproposti con nuovi arrangiamenti, esclusivamente in acustico. Questa particolare fotografia della sua carriera di musicista, nata alla luce delle influenze sudamericane, contiene brani dei Denovo (Un fuocoSant’AndreaSe tengo il passoNiente insetti su WilmaMa cos’è che mi fa volare?) ed alcuni estratti dai recenti album da solista, tra cui spiccano le intense Fortuna e Racconto d’estate ma anche una appassionata Niña morena. Della band che ha accompagnato Mario Venuti nella performance live fa parte anche l’amico Toni Carbone (qui al basso acustico), bassista nei Denovo. Luca Madonia, anima e coautore dei Denovo, compare nel coro del brano Sto per fare un sogno. Nello stesso brano, così come nel precedente Mai come ieri, l’accompagnamento di chitarra elettrica è firmato da Massimo Roccaforte, chitarrista nella band di Carmen Consoli. Alla batteria figura Aldo Franco, mentre alle percussioni Gionata Colaprisca.

Fortuna è la storia di una giovane trans brasiliana. “Nato danzando sul naso del mondo. Fortuna inventa la bellezza nell’abbraccio delle sue tante famiglie; madri e sorelle che si curano di lui. E sguardi di sirene che riposano negli angoli di casa sua“. Gioventù di questa persona in cui però si parla ancora al maschile. “Questo ragazzo di quarant’anni: ha amato un uomo e poi una donna. Mi racconta che ha passato un anno e mezzo in una comune nello stato di Bahia ed anche se da tempo è ritornato sarà sempre un figlio di Iemanjà“. Chi resta e chi per accettarsi cambia stato o continente. “Dimmi se questa è o non è magia. Axé axé fortuna a te. Chi dice che non è vero, siamo obbligati ad essere felici. Dimmi se questa è o non è magia. Axé axé fortuna a te. Storie di chi rimane e chi invece lascia tutto e se ne va“. E c’è chi rassegna a come vanno le cose. “Qui sono a riva nella spuma di un’onda e qui invece mentre ballo il samba. Certe volte io vorrei saperne meno di come va il mondo. Ormai non mi sorprende più sentire ancora un soffio di purezza; essere terra, selva vergine“.

Pathos dove sei?

Silvia Salemi – Pathos (1998)

Silvia Salemi deve la sua fortuna agli anni novanta, alla vittoria a Castrocaro nel 1995 e sopratutto alla partecipazione a Sanremo nel 1997 con “A casa di Luca” dove non vince ma diventa uno dei tormentoni dell’estate. Negli album successivi la Salemi arranca e anche se canta molti bei pezzi, non ha più la stessa fortuna e visibilità.

Pathos è il terzo album di Silvia Salemi, pubblicato nel 1998. Il brano che dà il titolo al disco ha partecipato al Festival di Sanremo nella sezione Campioni, piazzandosi al 5º posto nella graduatoria finale. Dall’album, oltre al brano sanremese, sono stati estratti altri due singoli: Odiami perché e Soli in paradiso.

La storia con il suo partner non va per nulla bene. Ormai da parecchio tempo tra loro non c’è più feeling “Possibile che qui tra noi non c’è più pathos” e non riescono a ritrovare l’unione di un tempo “L’ho sentito quanto t’ho incontrato e mille giorni siamo stati al sole“. E’ una storia destinata a finire se entrambi non cambiano rotta. Ed è questo la forte scossa che la protagonista sta dando al suo partner “Sennò perchè direi: pathos dove sei?“. Rimpiangendo quello che è stato “Oggi vive dentro una canzone, nella lacrima che non trattengo, quando il mare canta sotto il mio balcone nel futuro che dipingo senza di te“.

Idee-bandiere, che non mi dicono niente

Edoardo Bennato – Sbandato (1998)

A Milano incide l’album di debutto Non farti cadere le braccia, pubblicato nel 1973, che però non riscuote il successo sperato. Nel 1974 esce il secondo lavoro intitolato I buoni e i cattivi che entra nelle classifiche. Da allora la carriera è un continuo crescendo: esce Io che non sono l’imperatore (1975) che ha in copertina la tesi di laurea dell’artista: un progetto per la realizzazione di una rete capillare della metropolitana di Napoli. Nel 1976 è la volta di La Torre Di Babele che tocca anche tematiche sociali spesso ignorate da altri artisti. Con Burattino senza fili (1977) diventa il primo artista italiano a realizzare un video-clip e continua a scrivere testi dissacranti contro il potere, a qualsiasi livello e in qualsiasi forma esso si manifesti. Dopo un’attesa durata tre anni, nel 1980 escono a distanza di quindici giorni l’uno dall’altro due album: Uffà! Uffà! Sono solo canzonette. Quest’ultimo prende a pretesto la favola di Peter Pan per irridere il politically correct, l’arroganza e la presunzione del potere. L’isola che non c’è, canzone contenuta nell’album è un capolavoro, un inno alla fantasia e alla creatività umana mentre il brano Sono solo canzonette rappresenta il manifesto spirituale del rocker napoletano. Il successo è tale che inizia un trionfale tour in giro per l’Italia che include anche il concerto allo stadio San Siro (1980), riempito con oltre sessantamila spettatori. Bennato detiene il record per essere stato il primo artista italiano a registrare il sold-out a Milano. All’apice del successo arrivano gli album È arrivato un bastimento, un mix di lirica e rock, di mandolino e musica elettronica, È goal, il primo disco livee Kaiwanna ricco di suggestioni elettroniche e privo dei suoni acustici che avevano caratterizzato gran parte delle produzioni precedenti di Bennato. Seguono Ok Italia (1987), Edoardo Live (1987), Il gioco continua (1988) e Abbi dubbi (1989) con il brano Viva la mamma che consacra Edoardo Bennato nell’olimpo della musica leggera italiana. Il 1990 è un anno importante, non tanto perché esce l’album Edo rinnegato quanto per la canzone Un’estate italiana, inno dei Campionati Mondiali di Calcio Italia ’90, cantata insieme a Gianna Nannini. Conosciuta anche come Notti magiche, ha rappresentato la colonna sonora di un’estate, un patrimonio di emozioni che ancora viene custodito gelosamente nel cuore degli Italiani. La produzione discografica di Edoardo Bennato negli anni a seguire è vastissima tra testi di denuncia, alcuni dei quali cantati in lingua napoletana, e una miscela esplosiva di musica blues, suoni acustici, armonica, quartetti d’archi, percussioni, rock’n roll e folk. Il fatto è che di Edoardo Bennato non si riescono a contare i greatest hits, tanti ne sono: Viva la mammaL’isola che non c’èSono solo canzonetteIl rock di capitano Uncino, Afferrare una stella, Il gatto e la volpe, Le ragazze fanno grandi sogni

Sbandato è il quindicesimo album di inediti di Edoardo Bennato, pubblicato nel 1998. Da esso viene tratto l’omonimo singolo.

Crisi di idee e di ideali. Non ci sono più le bandiere di un tempo e lui che ha avuto sempre un pensiero a se stante; a maggior ragione ora non si riconosce in tutto quello che lo circonda.

Io che sbando con l’armonica
Perchè sei lontana
perchè vivi su una nuvola
metropolitana
e attraversi i viali
di città distratte
tra rumori sempre uguali
manifesti e frasi fatte…

Idee-bandiere, che non mi dicono niente
io sono sbandato e cerco te solamente

Io che sbando con la musica
di periferia
io tagliato fuori dai cortei
che vanno via
con le verità
di una sola parte
con gli slogan della gente
che è convinta ed urla forte…

Idee-bandiere, che non mi dicono niente
io sono sbandato e cerco te solamente
Perchè io non credo agli eroi
perchè tu sei quella che sei!…

Alle veglie anti America
quasi più nessuno
tutti quanti alla carica
dei cento e uno
come cambia il mondo
come passa il tempo
e tu lì su quella nuvola
con i tuoi capelli al vento…

Idee-bandiere che non mi dicono niente
io amo soltanto e cerco te solamente
raduni, e gare a chi è più intelligente
io sono sbandato e cerco te solamente

Io che sbando con l’armonica
perchè sei lontana
perchè vivi su una nuvola
perchè tu sei quella che sei..

Ovunque tu sarai, non sarai solo mai

Raf – Vita, storia e pensieri di un giovane alieno (1998)

Dopo anni di gavetta, la sua carriera debutta con “Self control”, un brano in inglese e per tutto il resto degli anni ottanta e per gli anni novanta e l’inizio dei duemila sforma diversi successi “Ti pretendo”, “Gente di mare”, “Due”, “Sei la più bella del mondo”, “Infinito” ecc. Poi si perde …

La prova è l’ottavo album discografico di Raf ed arrivò a tre anni di distanza dal precedente Manifesto e a due dalla raccolta Collezione temporanea. È composto da brani di chiara attitudine rock, dovuta questa al contributo di Giacomo Castellano, tra cui si inseriscono brani più intimisti come Jamas dedicata al Che Guevara. I testi e le musiche sono tutti di Raf. Singoli estratti dall’album sono, nell’ordine, Vita, storie e pensieri di un alienoLa danza della pioggia e Little girl, quest’ultimo dedicato a sua figlia e scelto come singolo per l’estate del 1999. Al contrario di altri lavori dell’artista, questo album non riscosse grande successo di vendite.

L’alieno è un ragazzo che si sente estraneo da tutto e da tutti. Il protagonista non capisce bene quello che gli sta succedendo, sa che la vita non gli sta andando come lui vorrebbe. Ma qui viene un incoraggiamento “Ma è l’unica vita che hai, non buttarla mai, vivila come vuoi che non sei solo. Nell’universo non sei disperso, ovunque tu sarai non sai solo mai; ma è l’unica realtà, la sola resterà fino a quando vita sarà“.

Per te non vivo: mi uccido!

Gianluca Grignani – Baby Revolution (1998)

Esordisce a Sanremo giovani del 1994 con “La mia storia tra le dita” e poi nel 1995 al Festival di Sanremo tra le Nuove Proposte con “Destinazione paradiso”. Con solo due canzoni e praticamente al primo colpo arriva all’apice del successo. Col passare degli anni fa scelte coraggiosi e non sempre capite; staccandosi dallo stereotipo di cantante sciupafemmine e perfettino voluto dalle major. Nonostante tutto mantiene un suo pubblico fedele e se ai suoi esordi forse era un pò sopravalutato; adesso  è senz’altro molto più sottovalutato di quello che potrebbe dare alla musica italiana.

“Baby revolution” fa parte del terzo album di Grignani, uscito nel 1998: “Campi di popcorn” ed è il primo di ben cinque singoli. Campi di pocorn è un ritorno alle sonorità più pop del primo album; dopo lo sfortunato album rockeggiante “La fabbrica di plastica”. L’album ebbe un discreto successo e permise a Grignani di recuperare credito dopo il deludente (non per me) album precedente; ma non riuscì a riportarlo agli splendori dell’esordio.

Lui cerca di venire a capo di una storia tribolata. Lui ammette di non essere perfetto e cerca di rimettere assieme i pezzi dello loro relazione; lei invece dice di amarlo, ma poi non fa niente per dimostrarlo. Sparisce spesso e a volte è come se dimostrasse di sentirlo come un estraneo. Ma il peggiore è forse lui che pur di non perderla farebbe tutto e questa situazione di subalternità non fa certo prendere una saggia scelta a lei, che finchè può cerca di sfruttare il “potere” che ha su una persona che dimostra di non amare. Ma questa storia non è destinata a continuare all’infinito, bensì a finire nel tragico visto che lui dichiara che sarebbe disposto anche a uccidersi per lei.