Tutto sta morendo in me

Riccardo Fogli – Io ti prego di ascoltare (1991)

I periodi più importanti nella carriera di Riccardo Fogli sono stati senz’altro quello con i Pooh e il periodo da solista. Si dice che abbia lasciato la formazione perchè gli era stato imposto di lasciare Patty Pravo (sua storia dell’epoca). In breve sia i Pooh, che la Pravo saranno per lui il passato. Da solista ottiene alcuni grandi successi come “Malinconia” e la vincitrice di Sanremo “Storie di tutti i giorni”. Per il resto si deve accontentare di un ruolo di comprimario nel panorama pop italiano.

“Io ti prego di ascoltare” è il primo di tre inediti dell’album “A metà del viaggio”. Porta il pezzo a SanRemo nel 1991, ottenendo il nono posto. Anche se bellissimo, è uno dei suoi pezzi minori.

Pensa a una sua vecchia fiamma, come se ci parlasse; ma sta solo pensando a lei. Questa persona le è rimasta nel cuore e anche se la storia è finita per infedeltà reciproca, si tormenta per averla lasciata e per non aver creduto in lei. Ricorda i momenti belli, rimpiange quando stava con lei e non gli piace la sua vita adesso. “Ne volare ne affondare hanno senso se non ci sei tu”. Arriva a dichiarare che se anche la vita dovesse andargli bene sotto altri aspetti; lui sarebbe comunque insoddisfatto perchè senza di lei considera la sua vita vuota.

Ogni mercoledì lavoravi sì, ma con le sue voglie.

Marco Masini – Fuori di qui (1991)

Masini si dedica alla produzione di colonne sonore, poi inizia a girare l’Italia in tour, prima da solo e poi al fianco di Raf. Il successo arriverà con Vaffanculo, uno dei cavalli di battaglia del cantautore che avrebbe però presto fatto i conti con la censura. Il suo brano, considerato volgare, viene censurato dalle televisioni e dalle radio italiane. Questo non accade nel resto d’Europa, dove l’artista riscuote un grande successo. Poi Masini continua a mietere successi con molti altri pezzi fino a che non si spargono voci sul fatto che porti sfiga. Dal 2001 è sparito per diverso tempo dal mondo dello spettacolo dopo la messa in circolo di voci circa il suo presunto “portare sfortuna“. Masini ha raccontato: “Lo sanno tutti che ho avuto seri problemi perché qualcuno mi ha etichettato, come era già successo a Mia Martini. È accaduto in passato, ma oggi non riesco a sorriderne“. Inoltre, alcune delle sue canzoni più famose sono state censurate in Italia per via di testi considerati non idonei ad essere trasmessi alla radio (pensate che alcune delle sue hit più famose sono Vaffanculo, o Bella Stronza…). In riferimento al video della sua canzone Scimmie, nel 1998, ad esempio, Publitalia, in una lettera ufficiale fece sapere che “una commissione di esperti ha ritenuto che questa visione possa in qualche modo urtare la sensibilità sia animalista che religiosa di molte persone e associazioni“. La sua carriera riparte nel 2004 con la vittoria al Festival di SanRemo con L’uomo volante.

Malinconoia è il secondo album di Marco Masini, pubblicato nel 1991. Il termine Malinconoia proviene dall’unione dei termini malinconia e paranoia. Nell’estate del 1991 Masini vinse il Festivalbar nella sezione Album. Malinconoia arriva a vendere oltre un milione di copie in tutta Europa, risultando il lavoro di maggior successo dell’artista fiorentino.

Lui scopre che lei lo tradisce. Credeva che lei il mercoledì lavorasse “Vai fuori di qui prima che telefoni a sua moglie, ogni mercoledì lavoravi si, ma con le sue voglie“; invece si concedeva per soldi a una persona più vecchia. “Prendi tutti i misteriosi regali, tu fai rima con gioia, ma sei solo una noia e se ti perdo è il minore dei mali“. “Lui potrebbe essere tuo padre e tu in macchina lì, la tua bocca che si apre e si chiude“. “Non sopporto l’idea del tuo corpo da dea tra le braccia pelose di un orco; ma non è gelosia, tu sei nata già mia. Io non mi accontento di una donna con l’anima sporca“. Lui decide di cacciarla “Fuori di qui, dai retta a me, è meglio per te” “Io non mi accontento di quel che mi dai, non la voglio una donna così. Se divento violento e mi metto nei guai. La mia collera cresce, pulisci ed esci fuori di qui“; ma prima che vada via le chiede di fare un’ultima prestazione anche a lui “Vai fuori di qui con quel tuo magnifico sedere. Sembra un cuore lo sai, tu che cuore non hai mentre giochi con le tue giarrettiere“, ma stavolta a luci spente. “Spegni la luce e poi mettiti giù perchè al buio ci amiamo di più“. “Fermati lì, ferma così , resta così, resta così. Io non faccio a metà con nessuno di te, ma ho bisogno di un’ora di pace. Ho bisogno lo sai di morire se vuoi, soffocato spalmando il tuo corpo di baci. Dimmi di si che lo vuoi anche tu, dimmi il solito crudele si“. Lei si sente umiliata e va davvero via; prima ancora che lui finisca di esporle la sua proposta. “Io non so dirti addio e ti accetto così, io non so dirti addio perchè tu sei già fuori di qui!“.

Gesù era un uomo buono

Sergio Caputo – Ma che amico sei?

La grande fama arriva nel pieno degli anni ottanta con le incisioni per la CGD, più precisamente nel 1983, quando pubblica l’album Un sabato italiano. Si delinea da questo momento un personale stile musicale che si rifà al mambo e allo swing degli anni cinquanta, unito a testi ironici, con influenze musicali di artisti jazz come Fats Waller e Cole Porter.
Caputo si rimette al lavoro per un nuovo album nel 1984, pubblicando Italiani mambo, che in fatto di vendite incrementa anche il precedente Un sabato italiano, e dove si avvale della collaborazione del celebre sassofonista-clarinettista statunitense Tony Scott (che anni dopo lo presenterà a Dizzy Gillespie) e del batterista jazz Roberto Gatto. Con la title-track, partecipa al Festivalbar, e anche questa canzone resta tra le sue più famose a distanza di anni. Collabora di lì a poco con Adriano Celentano che gli commissiona un testo da tradurre dall’inglese di un complesso olandese, il cui titolo rimane invariato. Nasce così Susanna, brano di punta dell’album di Celentano I miei americani… del 1984, dove si narra di una donna dedita all’avventura, brava a sedurre e poi abbandonare. In questo brano Caputo “dirige” anche un brusio di voci di sottofondo che commentano le parole della canzone. Tra le poche collaborazioni esterne di Caputo vanno ricordate: un 45 giri del 1983, sigla della trasmissione televisiva Help, e andato in onda su Canale 5. Il brano, intitolato La soubrette, è stato cantato dalla conduttrice del programma Fabrizia Carminati e un duetto con Loretta Goggi nell’album C’è poesia Due, del 1987. Si tratta del brano L’astronave che arriva, dello stesso Caputo.

Sogno erotico sbagliato. Il passaggio alla nuova casa discografica coincide anche con un sensibile cambio di tendenza nello stile di Caputo, che per la prima volta guarda a un’altra America, non più quella delle orchestre, bensì quella del country, dei folksinger, il pop nell’accezione più letterale del termine, la musica del popolo, con lo sguardo dell’uomo di strada al quotidiano, quotidiano che ricorre anche nei versi delle canzoni, che salutano il mondo dei locali notturni, ampiamente descritto più in vizi che in virtù, per mettere radici nella realtà diurna. Abbonda l’uso di sassofoni, chitarre arpeggiate o pizzicate nello stile del “fingerpicking”, ma anche riff energici, batterie più marcate, controcori. Se non è un album di rottura, è perché Sergio aveva già abituato il suo pubblico a una vasta gamma di suoni, e dunque non sorprende vederlo alle prese con nuovi orizzonti stilistici. Ricorrono qua e là alcune frasi in lingua inglese che rimandano anch’esse a certe atmosfere country al di là del significato letterale delle stesse. I testi, nel descrivere nuovi paesaggi e nuovi stati d’animo, arricchiscono di nuovi “caratteri” il campionario di umanità al maschile raccontato da Sergio. Meno elaborati rispetto ai precedenti album, in omaggio alla matrice pop che viene rievocata in questo lavoro, si alternano tra conversazioni con un interlocutore al femminile e confessioni in prima persona di chi soffre il mal di vivere: ciò è in parte riassunto nel titolo stesso che sta a significare quanto sia difficile persino vivere un bel sogno. La copertina ritrae una foto in bianco e nero dove una formosa pin-up è seduta sul cofano di una vecchia automobile un po’ scassata, in posa seducente. Fuori tema rispetto all’atmosfera country è Dalla peste di Parigi, una lenta milonga che rimanda, per i suoi contenuti, al precedente lavoro Lontano che vai. Momenti di insolita energia si trovano invece in Un’anima in pena, con un incedere di chitarre nella seconda parte della sezione, e nella conclusiva Appeso ad un filo: emblematico il verso qui contenuto, dove l’espressione “come fossi un fottutissimo snob” sembra prendere le distanze in maniera decisa da quell’etichetta di artista appunto snob che ingenerosamente gli era stata applicata durante i suoi esordi discografici, e che è stata fugata definitivamente con questo lavoro.

Canzone che descrive uno scenario di decadenza dei miti del rock e suoi derivati. “L’alba s’incendiò sui binari del tram, una gazza mi rubò la mia croce ed altri oggetti punk. Guardo lassù, ma il cielo è una fotografia. Vendono i tuoi stracci, giù ai cancelli della follia“. “Scesero dal Jet come autentiche star… sotto raffiche di flash benedissero la città… C’eri anche tu in fuga dal pianeta rock. C’erano i tuoi figli con i segni dell’elettroshock dell’elettroshock“. Si parla di una persona delusa per come si è comportato nei suoi confronti quello che credeva il suo migliore amico. “Questi siamo noi con il freddo che fa fra l’incudine di Dio e il martello dell’umanità. Eccoci qui ripresi dalla tv… scurdammose o’ passato… che al futuro ci hai pensato tu ci hai pensato tu…“. Insomma. cita il ritornello che Gesù era un uomo buono. “Ma che amico sei?… ma che amico sei… Jesus was a good man. Ma che scherzi fai… Ma che scherzi fai… Jesus was a good man“. “Io non ero li… sono stato via. Non so più dov’è neanche casa mia… Jesus was a good man“.

Uomini in balia di un Dio della disallegria

Paolo Vallesi – Le persone inutili (1991)

Il nome e il volto di Paolo Vallesi diventano noti nel 1991 quando con la canzone “Le persone inutili” vince il festival di San Remo nella categoria “nuove proposte”. Nel mese di maggio dello stesso anno esce il suo primo omonimo album: con quasi 200.000 copie vendute ottiene il suo primo disco d’oro. Paolo Vallesi torna a San Remo nel 1992 da “Big”: presentare la sua nuova canzone “La forza della vita” con la quale conquista il terzo posto. L’album, che porta il titolo della canzone, raggiunge le oltre 500.000 copie vendute e resterà per settimane primo nelle classifiche di album e singoli. Ancora oggi la bellissima “La forza della vita” rimane la sua canzone simbolo per la quale il pubblico lo ricorda. Con quest’ultimo album ottiene il suo primo disco di platino. La canzone “Sempre”, contenuta nell’album, vince il premio dell’air-play radiofonico di tutte le radio italiane al Festivalbar. Nel 1994 arriva il terzo album dal titolo “Non mi tradire” che oltre a garantirgli il suo secondo disco di platino ed il terzo d’oro lo vede collaborare con i suoi amici e colleghi Eros Ramazzotti (“Insieme a te”), Biagio Antonacci (“In viaggio”) ed Irene Grandi (“Vedi di non montarti la testa”). Nel 1996 partecipa nuovamente a San Remo e incide il suo quarto album “Non essere mai grande” la cui versione spagnola “Grande” arriva al primo posto in Spagna anche grazie al duetto omonimo con il cantante madrileno Alejandro Sanz. Nel 1997 nasce il figlio Francesco: anche per la volontà di creare un proprio team di lavoro il cantante si prende una pausa di riflessione. Ma non riesce più a rientrare davvero nel giro.

L’album “Paolo Vallesi” contiene la canzone Le persone inutili con cui Vallesi vinse la sezione “Novità” al Festival di Sanremo 1991. Tra le altre canzoni, si segnalano Le amiche e Piramidi di luna. La produzione è a cura di Dado Parisini; quasi tutti i brani contenuti nell’album sono stati scritti dallo stesso Vallesi e da Beppe Dati (uno in collaborazione con G. Salvatori), ad eccezione dell’ultima canzone, Avevamo noi, che è stata composta da Raf. Gli arrangiamenti sono a cura di Dado Parisini e Vallesi.

Canzone dedicata a tutte quelle persone che non solo non fanno la storia, ma che stentano a vivere. Gente costretta a fare sacrifici per tutta la vita. “C’è anche un’altra umanità, dietro se non lascerà leggi e monumenti. Gente destinata a perdere e nessuno canterà i suoi fallimenti“. “E continuano così rassegnati a dire si, a tirare avanti”. Queste persone sono rassegnate alla loro condizione “non mostra denti e muscoli“, anche se continuano a favoleggiare “sempre condannati a illudersi di trovarsi dentro a un film, finalmente amanti!” e presto soccombono “che non si difende più e si ammala prima o poi“. Vivono ogni attimo più intensamente “amano ogni giorno molto più di noi“. Interessante come Vallesi nonostante canti di questa gente ci tiene a precisare più volte nella canzone che lui non ne fa parte. “Ma che amano ogni giorno molto più di noi” “E nel loro paradiso non ci andremo noi“.

Come è grande questo letto, quasi come il tuo gran cuore

Riccardo Cocciante & Paola Turci – E mi arriva il mare (1991)

La canzone è stata pubblicata solo nell’album “Cocciante” del 1991. Nello stesso album sono contenute le canzoni “Se stiamo insieme”, la canzone più nota dell’album e la vincitrice di SanRemo 1991; Vivi la tua vita, dedicata al figli David; “Si, Maria”, che parla di aborto; E mi arriva il mare non è l’unico duetto contenuto; c’è , infatti, anche “Prima gita scolastica nel mondo del jazz, del blues e del rock” con Alessandro Bono.

Questa canzone è incentrata sulla solitudine che per diversi motivi qualsiasi persona può vivere. “Qui rinchiuso per la vita, in un metro quadro appena; mi domando se un’idea può essere legata a una catena“. “Ho provato una gran pena, sai ascoltando il vento fuori; corre libero ovunque va, come adesso i miei pensieri“. “Ti confesso che talvolta sono in preda alle paure. Tutto non mi sembra vero e allora tiro un gran sospiro e mi arriva il mare“. “Da quel giorno sono sola tra le braccia della gente. Il mio grido di dolore tra le voci non si sente. Son la donna di un eroe che vive solo nella mente. Ormai un simbolo vivente. Tutto ciò che senso ha?“. “Come è grande questo letto quasi come il tuo gran cuore. Ti desidero amore, io ricerco il tuo respiro. E mi arriva il mare“. Fino a che la disperata ricerca di affetto diventa eloquente. “Io ti bacio, ti abbraccio. Mi senti amore? Sono qui e ti stringo. Mi senti amore mio? Ti parlo, sto gridando. Mi senti amore mio Toccami, sentimi, amami amore mio. I miei giorni e le mie notti saranno tuoi amore mio“.